La Vita
“Non posso obbligare gli altri a pensarla come me, anche se credo che sia giusto. Posso solo far conoscere loro la mia gioia”
(4.10.1977)
Igea Marina, Rimini.
Sono le 9 del mattino del 29 aprile 1984. E’ l’ottava di Pasqua. Sandra sta andando ad un incontro della Comunità Papa Giovanni XXIII. Con lei ci sono Guido, il suo fidanzato, ed Elio. Appena scesi dall’auto Sandra ed Elio vengono investiti da un’auto. Sandra viene colpita in pieno, catapultata sul cofano e scaraventata a terra. Accorre don Benzi che entra nell’ambulanza e le tiene aperta la bocca perché non rimanesse soffocata. Da Rimini viene subito spostata all’ospedale “Bellaria” di Bologna. Rimane in coma per tre giorni ed il 2 maggio lascia questa terra. Aveva 22 anni.
Il 5 maggio si tenne il funerale. Nell’omelia don Oreste disse: «Sandra ha compiuto ciò per cui Dio l’aveva mandata. Il mondo non è diviso in buoni e cattivi, ma in chi ama e chi non ama. E Sandra, noi lo sappiamo, ha amato molto». La madre Agnese quel giorno capì: «Don, avevamo una santa in casa e non ce ne eravamo accorti! Prendi il libro e preghiamo come faceva Sandra».
Quattro giorni prima dell’incidente Sandra aveva raccontato alla madre di aver visto in sogno il suo funerale e la sua tomba piena di fiori. Nell’ultima pagina del suo diario, due giorni prima dell’incidente, Sandra lasciò il suo testamento spirituale:
“Non è mia questa vita che sta evolvendosi ritmata da un regolare respiro che non è mio, allietata da una serena giornata che non è mia. Non c’è nulla a questo mondo che sia tuo.
Sandra, renditene conto!
È tutto un dono su cui il «Donatore» può intervenire quando e come vuole. Abbi cura del regalo fattoti, rendilo più bello e pieno per quando sarà l’ora”.(27.04.1984)
Sandra Sabattini nasce il 19 agosto 1961 a Riccione ed il giorno seguente viene battezzata. La sua famiglia, profondamente cristiana, vive a Misano Adriatico. All’età di quattro anni la famiglia si trasferisce a Rimini per andare ad abitare nella canonica della parrocchia di San Girolamo, dove è parroco lo zio, don Giuseppe Bonini, fratello della madre. Questa circostanza permise alla piccola Sandra di partecipare assiduamente alla preghiera coltivando un legame personale con il Signore.
Aveva sempre con sé una coroncina del rosario, una di quelle piccole con dieci palline. La nonna racconta che la sera trovava la nipotina addormentata nel letto con la corona tra le mani. Durante un campeggio, a 7 anni, un’animatrice ricorda: «Spesso la osservavo quando entrava sola in cappella, con la bambola in una mano e la corona nell’altra. Si inginocchiava nell’ultimo banco e chinava la sua testolina. Restava un po’, poi usciva e felice seguiva il gruppo». In un’altra occasione, quando era ancora una bimba di scuola elementare, la trovarono all’una del mattino assorta in contemplazione davanti al tabernacolo.
«Si alzava presto, di buon mattino, per trovarsi sola in meditazione, magari al buio, davanti al Santissimo Sacramento, prima che arrivassero altri in chiesa. – riferisce lo zio don Giuseppe – Il primo giorno dell’anno, dall’una alle due di notte, stava davanti a Gesù in adorazione. Amava pregare seduta in terra, in segno di umiltà e povertà».
“Grazie, Signore, perché dalla vita finora ho ricevuto cose belle, ho tutto, ma sopra ogni cosa ti ringrazio perché ti sei svelato a me, perché ti ho conosciuto”
(12.5.1977)
Sandra va bene a scuola, ama dipingere, impara a suonare il pianoforte e corre come velocista in una squadra di atletica leggera.
A 12 anni un incontro fondamentale. Quello con don Oreste Benzi e la Comunità Papa Giovanni XXIII, una Comunità la cui vocazione consiste nel “conformare la propria vita a Gesù e condividere direttamente la vita degli ultimi, mettendo la propria vita con la loro e facendosi carico della loro situazione”. Qui Sandra realizza la sua vocazione cristiana e, profondamente unita al Signore, si prodiga per trasmettere l’amore divino ai poveri, agli abbandonati e ai tossicodipendenti.
Nel settembre 1974 Sandra partecipa ad una vacanza di condivisione con ragazzi disabili, presso la casa Madonna delle Vette ad Alba di Canazei, sulle Dolomiti, un luogo dove tutt’ora la Comunità Papa Giovanni XXIII organizza vacanze per tutte le sue case famiglia. La proposta di don Benzi era di fare “un incontro simpatico con Gesù”. Un’esperienza intensa, immersa nella natura e faticosa per l’accudimento delle persone disabili. Sandra ne rimane folgorata. Tornata a casa dice alla mamma:
“Ci siamo spezzati le ossa, ma quella è gente che non abbandonerò più”.
Durante il liceo segue i poveri a domicilio e sensibilizza tutta la Comunità parrocchiale ai bisogni delle persone disabili. Quando i poveri bussavano alla porta di casa non si accontentava dell’offerta lasciata dalla famiglia ma correva dietro loro e cercava di aggiungere sempre qualcosa dai suoi risparmi.
Vive un periodo in casa famiglia. Nell’estate del 1982 inizia il volontariato nella comunità terapeutica per tossicodipendenti di Igea, trasferitasi poi a Trarivi di Montescudo, vicino Rimini. All’inizio degli anni ’80 il problema droga emergeva ovunque nella sua drammaticità. L’associazione di don Benzi aveva da poco aperto comunità che potessero rispondere ai bisogni di tanti giovani. Sandra aveva un grande senso per la giustizia.
Dopo la maturità scientifica – passata con 59/60 – si chiede: “Partire subito per l’Africa o iscriversi a Medicina?” Dopo un discernimento con il suo direttore spirituale, don Nevio Faitanini, e la conferma di don Benzi, si iscrive nel 1980 alla Facoltà di Medicina all’Università di Bologna. Si divide tra studio, famiglia, lavoro e condivisione con i poveri. Nonostante la grande mole di lavoro non trascura mai gli studi: ad ogni esame riporta ottimi voti.
Nel febbraio del 1978 conosce Guido con cui si fidanza l’anno successivo, quando Sandra compie 18 anni. Guido, più grande di due anni, è attratto dalla sua profondità, dalla sua simpatia e dalla sua volontà di fare riferimento a Dio per ogni scelta. Insieme frequentano il gruppo giovanile della Comunità di don Benzi. Il fidanzamento non è vissuto come una sistemazione, un fine, una chiusura, ma come un orizzonte più ampio per aprirsi allo spazio d’amore infinito di Dio. Sandra vive il suo essere fidanzata come una realizzazione del piano di Dio che non compromette la sua dedizione al Signore e al prossimo.
“Fidanzamento: qualcosa di integrante con la vocazione: ciò che vivo di disponibilità e d’amore nei confronti degli altri è ciò che vivo anche per Guido, sono due cose compenetrate, allo stesso livello, anche se con qualche diversità”.
(23.07.1983)
Sandra conosce il “bisogno di infinito” che è dentro di lei e che è dentro ogni persona. Un bisogno che “non si può far finta di ignorare”. Un bisogno che la spinge a guardare il cielo e attendere Dio.
“Sandra, ama ogni cosa che fai. Ama fino in fondo i minuti che vivi, che ti son concessi di vivere. Cerca di sentire la gioia del momento presente, qualunque sia, per non perdere mai la coincidenza.(14.10.1981)